Lavoro forzato: gli Stati Ue ratifichino il Protocollo ILO

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La Commissione Europea ha avanzato una proposta al Consiglio dei ministri dell’UE per autorizzare gli Stati membri dell’UE a ratificare il nuovo Protocollo della Convenzione sul lavoro forzato dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL – ILO). Il Protocollo è stato adottato, assieme ad una raccomandazione integrativa, nello scorso mese di giugno in occasione della Conferenza internazionale del lavoro.

La ratifica del Protocollo, comporta l’impegno concreto nella prevenzione del lavoro forzato, in particolare nel contesto della tratta degli esseri umani, nella protezione delle vittime e nel loro risarcimento. Il Protocollo inoltre intensifica la cooperazione internazionale nella lotta contro il lavoro forzato od obbligatorio.

Secondo László Andor, commissario per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione, che ha “esortato” gli Stati membri a ratificare il Protocollo “nel più breve tempo possibile in modo da contribuire a porre fine a questo sfruttamento disumano dei lavoratori”, il testo dell’OIL “mira ad intensificare la lotta contro questa terribile violazione dei diritti umani e ad adeguarla alle sfide del XXI secolo”.

Gli Stati che ratificano la Convenzione dell’OIL sono tenuti ad elaborare una politica nazionale e un piano d’azione per l’eliminazione del lavoro forzato, in consultazione con le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori. Essi devono adottare misure per prevenire il lavoro forzato, anche informando le persone vulnerabili e proteggendole da eventuali pratiche di assunzione fraudolente.

Per quanto riguarda le vittime del lavoro forzato, la Convenzione introduce un obbligo per garantire l’identificazione, la liberazione, la protezione, il recupero e la riabilitazione delle stesse. Ulteriori clausole impegnano gli Stati che ratificano il Protocollo a fornire l’accesso ai mezzi di ricorso a tutte le vittime, compreso il risarcimento, e a garantire che le autorità competenti abbiano la facoltà di non procedere legalmente contro di loro accusandole di attività illegali che sono state costrette a commettere.

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