La competitività industriale dell’UE: lo stato dell’arte

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Nonostante le difficoltà economiche attuali, l’industria manifatturiera dell’UE possiede attrattive concorrenziali importanti che dovrebbero essere sfruttate meglio con l’obiettivo di stimolare la crescita economica.

Questa la principale conclusione dei due Rapporti sulla competitività industriale pubblicati dalla Commissione Europea l’11 settembre scorso.

Tra gli elementi di criticità segnalati nei documenti figurano gli investimenti, l’accesso al credito, il ruolo delle pubbliche amministrazioni, l’accesso ai mercati esteri e l’innovazione, nonché i prezzi dell’energia.

Fernando Nelli Feroci, commissario europeo per l’Industria ha espresso apprezzamento per gli sforzi compiuti dagli Stati membri per migliorare la propria competitività industriale, precisando però che “resta molto da fare per affrontare la concorrenza sul mercato mondiale”.

Gli autori dei due documenti suddividono gli Stati membri in quattro gruppi: i Paesi che hanno una competitività forte e in miglioramento (Paesi Bassi, Germania, Danimarca e Irlanda); i Paesi la cui competitività resta forte ma che è stagnante (Belgio, Regno Unito, Austria, Francia, Italia, Lussemburgo, Svezia e Finlandia); quelli la cui competitività è modesta ma che fanno registrare segni di miglioramento (Spagna, Lettonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Grecia) e infine i Paesi caratterizzati da competitività modesta che non evolve o che, addirittura, declina (Slovenia, Bulgaria, Croazia, Malta e Cipro).

I due Rapporti mettono in evidenza le attrattive concorrenziali dell’UE nel settore manifatturiero: manodopera qualificata, forte contenuti di beni destinati all’esportazione e vantaggi comparativi legati alla complessità e alla qualità dei prodotti. Vengono inoltre valutate positivamente le strategie che gli Stati membri hanno messo in atto per accrescere la competitività dopo la crisi del 2008.

Dai dati emergono, però, anche alcune criticità e alcuni “campi che necessitano di continua attenzione”. Occorrono, ad esempio “investimenti supplementari perché l’industria europea possa preservare la propria competitività” ed è necessario facilitare l’accesso al credito delle piccole imprese e di quelle neocostituite, che incontrano più difficoltà delle altre quando si tratta di avere finanziamenti.

Tra i fattori – chiave della competitività vengono inoltre collocati l’innovazione e l’efficace commercializzazione nel campo della ricerca e la disponibilità di manodopera altamente qualificata.

Vanno inoltre ridotti i costi e i margini di incertezza che le imprese devono sopportare quando si relazionano con la Pubblica Amministrazione e vanno potenziate le azioni di accompagnamento all’internazionalizzazione rivolte soprattutto alle PMI e alle imprese neocostituite. Tra le azioni di accompagnamento la Commissione cita l’accesso ai capitali, il rafforzamento delle competenze, il sostegno dell’innovazione e l’incentivazione della produttività.

Le due Relazioni sottolineano, infine che i prezzi del gas e dell’energia registrati nell’UE sono più elevati di quelli di altre economie e che “i miglioramenti registrati nel campo dell’efficienza energetica non hanno ancora neutralizzato l’impatto negativo dell’aumento dei prezzi dell’energia” indicando come prioritari interventi che garantiscano la disponibilità di energia a prezzi competitivi (efficienza dei mercati e diversificazione delle fonti).

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