119 milioni di europei a rischio povertà

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Eurostat, l’istituto di Statistica europeo ha pubblicato, in occasione della Giornata internazionale della lotta alla povertà, i dati aggiornati al 2015 sulla popolazione Ue a rischio di povertà o esclusione sociale, condizione che nel 2015 ha coinvolto 119 milioni di individui, pari al 23,7% della popolazione.

Si torna, quindi, dopo tre anni consecutivi di aumento (2009-2012) e un calo progressivo negli anni seguenti, agli stessi livelli del 2008.

Vengono prese in esame anche le differenze tra Stati membri: quelli in cui la situazione è più difficile sono Bulgaria, Romania e Grecia con quote di popolazione a rischio di povertà pari a 41,3%, 37,3% e 35,7% rispettivamente; all’estremo opposto si collocano i Paesi nordici: in Svezia è a rischio di esclusione il 16% della popolazione, leggermente più alte le quote di Finlandia (16,8%) e Danimarca (17,7%); ma anche la Francia (il cui dato è come quello danese) e la Repubblica Ceca (14%).

Nel panorama europeo, l’Italia fa registrare tassi di rischio povertà ed esclusione più elevati della media (28,7%), dato in aumento di oltre tre punti percentuali che equivale a oltre 17 milioni di persone.

Nel periodo 2008 – 2015, compatibilmente con i dati disponibili: sono quindici gli Stati in cui il rischio di povertà ed esclusione è aumentato. In primis Grecia (+7,6 punti percentuali), Cipro (+5,6) e Spagna (+,4,8) ma anche Italia (+3,2) e Lussemburgo (+3). i Paesi in cui si sono registrati i cali più consistenti sono stati, invece la Polonia (- 7,1 punti percentuali) e la Romania (-6,9), ma anche Bulgaria e Lettonia con cali attorno ai 3 punti percentuali.

Il rischio di povertà o esclusione sociale si configura quando una persona vive almeno una delle seguenti condizioni: insufficienza delle risorse economiche dopo i trasferimenti sociali, grave deprivazione materiale, bassa intensità lavorativa del nucleo familiare. Per questo Eurostat analizza, nel loro andamento generale e nelle dinamiche registrate dal 2008 ad oggi.

Una persona su 6 (il 17,3% della popolazione) è a rischio di povertà monetaria dopo i trasferimenti di Welfare, ha cioè un reddito disponibile inferiore alla soglia di rischio povertà.

Il dato è in aumento lieve rispetto al 2014 (era 17,2%) e più consistente rispetto al 2008 (16,5%); al di sopra della media europea si collocano: Romania (Lettonia (22,5%), Lituania (22,2) Spagna (22,1%) Bulgaria (22%), Estonia, (21,6%), Grecia (21,4%), Cipro e Italia (19,9%), Portogallo, Austria (17,6%). Tutti gli altri Stati sono al di sotto della media europea: le percentuali più contenute si registrano in Irlanda e Repubblica Ceca (9,6 e 9,7% rispettivamente).

In Italia restano in situazione di povertà monetaria dopo i trasferimenti del Welfare circa 12 milioni di persone

La severa deprivazione materiale è una condizione vissuta dall’8,1% dei cittadini europei: il dato è in calo sia su base annua, sia in confronto al rispetto al 2008, le riduzioni sono rispettivamente di 0,7 e 0,4 punti percentuali. Anche relativamente a questa dimensione del rischio di povertà ed esclusione la situazione differisce molto tra i diversi Stati membri: la Bulgaria ha una quota di persone in severa deprivazione materiale che è il quadruplo del dato medio europeo (34,2%), Romania e Grecia invece arrivano quasi a triplicare il dato medio Ue (22,7% e 22,2% rispettivamente).

All’estremo opposto stanno quei Paesi che hanno una quota di popolazione in grave deprivazione materiale al di sotto del 5%: si va dal minio assoluto della Svezia (0,7%), ad un gruppo di Paesi in cui la percentuale è tra il 2 e il 4% (Lussemburgo, Finlandia, Paesi Bassi, Austria e Danimarca) fino al 4,4% della Germania e al 4,5% di Estonia e Francia.

In Italia vive in condizioni di grave deprivazione materiale l’11,5% della popolazione, pari a poco meno 7 milioni di persone.

Infine le persone che vivono in nuclei a bassa intensità lavorativa (cioè in cui gli adulti lavorano per meno del 20% del tempo disponibile per l’occupazione sono il 10.5% della popolazione Ue di età inferiore ai 59 anni. Le situazioni più difficili si registrano in Grecia, Spagna e Belgio, Paesi in cui i valori vanno dal 16,8 al 14,9% mentre i tassi più contenuti di bassa intensità lavorativa appartengono Lussemburgo (5,7%) e Svezia (5,8%). La percentuale registrata in Italia è dell’11,7%: poco più di sette milioni di persone.

Approfondisci:

http://ec.europa.eu/eurostat/news/themes-in-the-spotlight/poverty-day-2016

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